Notizie sulla Cappella
La
cappella, situata in una splendida posizione panoramica sulla sommità di una
collina che domina Dogliani, con la sua forma ottagonale, la copertura della
cupola in lose di Langa sovrastata da un elegante capolino, è uno dei maggiori gioielli architettonici
del doglianese.
La
sua storia, come peraltro quella della maggior parte degli edifici religiosi,
presenta radici molto profonde: pur non avendo notizie certe sulla sua
costruzione, già nel 1603 il Beato
Vescovo Ancina, durante la sua visita Pastorale a
Dogliani, parlava di Valle Sancti Fereoli, anche se non
è chiaro se si riferisse all’attuale cappella o ad una precedente, di cui si
sono perse le tracce.
Di
certo esisteva già la devozione al Santo, martire di Lione e protettore di Besançon.
Come
mai a Dogliani si è intitolata una cappella ad un martire francese ?
La
spiegazione sta nel fatto che, a quei tempi, uno dei punti di riferimento della
comunità cristiana doglianese era la cappella di
Santa Maria della Pieve, che allora dipendeva dai canonici regolari di Oulx, la cui influenza si
estendeva anche oltralpe.
Nei
secoli successivi, l’edificio subì un declino, tanto che, nel 1808, il parroco Garrone scriveva: “[…]
la cappella è propria del Sig. Carlo Matteo Cillario ed è quasi derelitta”.
Nell’archivio
storico parrocchiale è presente l’atto di acquisto da Cillario Carlo Giuseppe (erede di Cillario Carlo Matteo) da parte della Parrocchia, avvenuto nel 1871, con una
dettagliatissima descrizione dell’edificio e degli interni, che corrisponde
quasi integralmente alla situazione attuale.
All’inizio
del novecento venne costruita, a levante, una piccola
sacrestia adiacente l’edificio; tale aggiunta, poco funzionale ed antiestetica,
è stata successivamente eliminata.
Negli
anni 1975 – 1976 il pittore doglianese Albesiano ripristinò le linee decorative degli interni, che
erano quasi scomparse.
Nel
1982 un fulmine danneggiò gravemente il capolino e parte della copertura.
Nel
novembre 1994, le piogge torrenziali della tragica alluvione che seminò morte e
distruzioni anche nelle nostre Langhe, danneggiarono
ulteriormente l’edificio.
Per
questa ragione, nel 1997 il parroco Don Luigino Galleano presentò un ambizioso progetto di restauro e risanamento conservativo (a firma
degli arch. Giribaldi e Camilla) con domanda di
finanziamento per 120 milioni di Lire alla Regione Piemonte ai sensi del D. L. 691/94 art. 6 (interventi sui beni culturali danneggiati dall’ alluvione del 1994).
La
pratica andò a buon fine e così nel 1998 fu possibile finalmente un risanamento
completo della struttura dell’edificio (compreso il bel portale d’ingresso).
L’
opera d’arte più significativa dell’interno é la
grande pala d’altare raffigurante l’Immacolata Concezione con, ai suoi piedi,
san Ferreolo (a sinistra di chi guarda), sant’Antonio Abate e San Chiaffredo (a destra).
Di
grande effetto cromatico e scenografico è anche la cupola interna, grazie
soprattutto alle decorazioni e ai colori.
Poiché
sia la pala d’altare e sia le decorazioni della cupola necessitano di restauri,
sono in programma interventi per riportarli entrambi al loro splendore
originario.